Data: 28 aprile 2014Author: vosmsardegna0 Commenti
La Ccsvi (insufficienza venosa cronica cerebrospinale) esiste e si può riscontrare in diverse malattie neurodegenerative, tra cui la sclerosi multipla. L’asserzione, che premia il lavoro dell’equipe del ricercatore ferrarese Paolo Zamboni, è contenuta in un documento internazionale di consenso sulle malformazioni vascolari pubblicato sul sito della prestigiosa rivista scientifica ‘International Angiology’, dell’Unione Internazionale di Flebologia (Uip).
Il documento è stato discusso e votato a Boston nel settembre 2013 dalla società scientifica più importante, più antica e più numerosa che si occupi di vene nel mondo.
« 2000 delegati di 47 Paesi presenti a Boston, sulla base delle evidenze scientifiche scaturite dal lavoro dei ricercatori negli ultimi quattro anni – scrive l’associazione “Ccsvi nella Sm”, che da anni supporta il lavoro del professore estense – ha approfondito e dettagliato quanto su questo tema fu già approvato dalla Uip 2009 a Montecarlo, e ha raggiunto un consenso» su alcuni punti:
il primo – spiega l’associazione – è che «la Ccsvi esiste e in molte delle sue presentazioni può essere assimilata a una malformazione trunculare dell’apparato venoso (ossia, che si sviluppa nel feto tra il terzo e il quinto mese di gravidanza)»;
il secondo è che «per diagnosticarla è meglio utilizzare sistemi multimodali che comprendono la pletismografia, l’ecodoppler, la risonanza magnetica venosa, la flebografia con catetere e gli ultrasuoni intravascolari (così si supera il problema dell’‘operatore-dipendenza’, che ha provocato risultati dissonanti in alcuni studi diagnostici);
il terzo è che «la Ccsvi si può riscontrare in diverse malattie neurodegenerative fra cui la sclerosi multipla e può anche essere presente nella popolazione apparentemente sana»;
il quarto «che può provocare delle conseguenze sulla perfusione o ossigenazione cerebrale nonché sul flusso del liquor cerebrospinale».
L’associazione «sottolinea l’assoluta importanza delle certezze presenti in questo documento di consenso della flebologia internazionale, e la potenzialità degli orizzonti che questo delinea e allarga. Sarà molto più difficile, adesso, per chi ostinatamente e ottusamente tenta ancora di farlo, negare l’esistenza stessa della Ccsvi prima ancora della sua correlazione con la sclerosi multipla e altre malattie neurodegenerative».
*Nello stesso evento, gli oltre duemila delegati dei 57 Paesi presenti al Congresso hanno conferito al dottor Sergio Gianesini, giovane ricercatore del gruppo del prof. Paolo Zamboni, l’Award delle migliori comunicazioni scientifiche sugli oltre 500 lavori presentati al convegno.Gianesini ha presentato uno studio preliminare sull’esito dei primi casi operati per sindrome da compressione del muscolo omoioideo sulla vena giugulare interna. Il nuovissimo intervento si attua per una forma particolare di Ccsvi, malattia vascolare scoperta dal prof. Zamboni e associata dai suoi studi alla sclerosi multipla. La cosa più interessante emersa dal dibattito di Boston – al quale ha preso parte lo stesso Zamboni – è che, quando la Ccsvi si realizza a causa della compressione dei muscoli masticatori sulla vena giugulare, la dilatazione o angioplastica con pallone non ha alcuna possibilità di ristabilire un normale flusso di sangue venoso dal cervello, si deve intervenire quindi sui muscoli masticatori che ostruiscono o comprimono la giugulare.
E’ importante dunque sapere riconoscere questa condizione per evitare di sottoporre inutilmente i pazienti alle procedure endovascolari di angioplastica.*